La campagna “Stop The Bleed” nasce da una consapevolezza tanto semplice quanto potente: in caso di emergenza, spesso non sono i professionisti a essere per primi accanto alla vittima, ma le persone comuni. Fermare un’emorragia nei minuti immediatamente successivi a un trauma può fare la differenza tra la vita e la morte.
Le radici di una nuova consapevolezza
A portare all’attenzione pubblica il problema furono una serie di eventi tragici che hanno profondamente segnato la società statunitense:
- 20 aprile 1999 – Columbine High School: una delle prime sparatorie scolastiche a scuotere l’opinione pubblica mondiale.
- 14 dicembre 2012 – Sandy Hook Elementary School: la violenza colpisce bambini e insegnanti in una delle stragi più drammatiche della storia americana.
- 15 aprile 2013 – Maratona di Boston: le esplosioni provocano decine di feriti con emorragie gravi.
Questi episodi mostrarono in modo drammatico che la maggior parte delle morti prevenibili durante incidenti violenti o disastri di massa era causata dal sanguinamento incontrollato.
L’idea rivoluzionaria: formare i cittadini
La risposta fu un progetto tanto ambizioso quanto concreto: creare un percorso di formazione di massa, che rendesse i cittadini capaci di agire subito.
Tecniche come:
- la compressione diretta,
- l’uso di garze emostatiche,
- l’applicazione di un tourniquet
non dovevano più rimanere conoscenze riservate ai professionisti del soccorso, ma diventare parte del bagaglio comune di chiunque si trovasse testimone di un’emergenza.
Il lancio ufficiale della campagna
Nel 2015, sotto la guida del National Security Council e con il supporto di numerose istituzioni sanitarie e governative, nasce ufficialmente la campagna “Stop The Bleed”.
Al centro della formazione viene introdotto l’algoritmo T.H.R.E.A.T., un protocollo pensato per gestire in modo ordinato e rapido emergenze complesse, dagli incidenti quotidiani fino agli scenari di “active shooter”:
T – Threat suppression (Soppressione del pericolo)
H – Hemorrhage control (Controllo delle emorragie)
R – Rapid extrication (Rapidità dell’intervento)
E – Evaluate / Assess patient (Evacuazione)
A – Transport to hospital (Assistenza al paziente)
T – Transition of care (Trasporto in ospedale)
Un metodo semplice, chiaro e replicabile, studiato per guidare le azioni nei momenti più critici.
Una rete globale di soccorritori
Il sistema “Stop The Bleed” venne messo alla prova subito, proprio alla Maratona di Boston del 2013, quando cittadini comuni improvvisarono i primi soccorsi utilizzando cinture e tessuti per fermare le emorragie.
Da allora, il movimento si è diffuso in tutto il mondo: milioni di persone hanno ricevuto formazione specifica e oggi rappresentano una rete diffusa di potenziali soccorritori, pronti ad agire anche prima dell’arrivo delle ambulanze.
Oggi: un movimento globale
Oggi “Stop The Bleed” non è soltanto un programma di addestramento, ma un vero e proprio movimento internazionale che ricorda a ciascuno di noi una verità fondamentale:
in una situazione critica non bisogna restare spettatori.
Ognuno può agire. Ognuno può salvare una vita.
Conclusione
La nascita della campagna “Stop The Bleed” ha trasformato un trauma collettivo in una nuova cultura di prevenzione. Ha reso chiaro che la resilienza di una comunità dipende anche dalla prontezza dei suoi cittadini, capaci di reagire nei primi istanti che contano davvero.
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